Siamo seri

30.12.2021

Filippo La Porta denuncia sul Foglio il dispotismo dell'ironia. In un elogio di Chaim Potok, sul Domenicale, Giuseppe Sanfilippo mette subito in chiaro che lo scrittore era ebreo ma non ironico: "No, lui non conosce l'ironia, non ha tempo da perdere con il gioco di Isaac B. Singer o di Woody Allen o di tutti i Roth possibili, Philip o Henry che siano". E in una replica a Lello Voce sulla poesia di Mario Benedetti, Giuseppe Genna decide di fare i conti con questo retaggio dell'Avanguardia, mandando definitivamente a sbarcare il suo lunario nei bidoni della spazzatura questo gesto di fascismo retorico: "È finta la leggenda metropolitana che l'ironico è il distaccato: l'ironico è uno che non sa cosa sia la naturalezza del distacco. C'è uno sforzo psichico nell'ironia: ti barrichi dietro i bastioni dell'ironia e al tempo stesso sei nel cuore del nemico per farlo scoppiare. L'ironia è la maschera di quella cavolata di etichetta che è il postmoderno. Il comico è altra cosa. Il comico spalanca il riso e l'abisso insieme. Il sopracciglio di Piero Angela si solleva ironicamente per negazione dei limiti della conoscenza di cui dispone. L'ignorante potrà anche non essere ironico, ma l'ignorante intelligente, molto probabilmente, sarà capace di una trascinante ironia. A me, infatti, tutta la poesia di Sanguineti fa schifo: non mi sembra nemmeno poesia".

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